Obbligo o verità è una pellicola thriller-horror della casa di produzione Blumhouse, una compagnia votata alla produzione di lungometraggi low-budget a tinte nere. Prodotti originali, a costo contenuto e che hanno come target i teenagers. Infatti, la maggior parte dei film si rivelano enormi successo al botteghino nonostante il budget striminzito.

Le pellicole proposte non sono vere e proprie pellicole orrorifiche bensì prodotti thriller che giocano sulla suspense. Mischiano più generi e si aprono a nuove frontiere narrative e sono, complessivamente, dei prodotti molto validi dal punto di vista sia della resa che del contenuto. Purtroppo però “non tutte le ciambelle vengono con il buco”. Qualche giorno fa, durante il Future Film Festival di Bologna, è stato presentato, in anteprima italiana, il film Obbligo o Verità (Truth or Dare) diretto da Jeff Wadlow (Kick Ass 2).

Il plot è molto semplice: un gruppo di amici, durante il classico “Spring Break”, va in vacanza in Messico per divertirsi e per festeggiare tutti insieme la ricorrenza. Durante la loro permanenza arrivano in un sito “atipico” e iniziano a giocare ad “obbligo o verità”.  Ritornati a casa scoprono che una forza misteriosa li costringe ad andare avanti con il gioco e li informa che… in caso di diniego, la pena sarà la morte.

Il film segue un’Idea molto semplice e, sotto molti punti, presenta una prospettiva inedita delle “maledizioni messicane”. Il problema principale è la sceneggiatura che si rivela poco soddisfacente in quanto non coesa e piena di cliché triti e ritriti già esplorati in numerosissimi lungometraggi di quel filone. Il classico filmetto adolescenziale di (e per) “ragazzini pseudo-coraggiosi che amano giocare con il fuoco”.  I personaggi sono delle macchiette, hanno un’evoluzione forzata, prevedibile ed effimera. Ognuno di loro presenta delle problematiche adolescenziali tipiche (ci sono: l’alcolista, la promiscua, la santarellina, il bravo ragazzo, lo spaccone e l’omosessuale) ma i loro disturbi sono stati “affibbiati” solamente per creare un legame emotivo con gli spettatori. Legame che però non viene mai instaurato, in quanto tali disturbi risultano solo elementi di contorno che anziché elevare e dare maggior peso alla storia, contribuiscono a renderla piatta e scialba. Soprattutto poiché queste caratteristiche non vengono approfondite o caratterizzate a dovere. Sono messe lì e basta. Dal mio punto di vista, sarebbe stato più proficuo focalizzarsi su un numero minore di personaggi, sviscerare la storyline con tempi più lenti e giocare maggiormente sulla sospensione dell’incredulità davanti ad eventi sovrannaturali.

A livello di scrittura non è così uniforme e spesso le regole vengono adattate forzatamente per costringere la vicenda ad arrivare ad un punto. Sì perché attraverso il gioco, si scoprono pian piano le dinamiche tra i personaggi. Il che è di per se interessante, ma l’enorme mole di personaggi presenti, intralciano e rallentano il cuore centrale della vicenda, allungando il brodo.  La storia si focalizza principalmente sul rapporto tra due “amiche per sempre”, Olivia e Markie, due ragazze agli antipodi: Markie è bionda, svampita e promiscua mentre Olivia è mora, intelligente e timidina. Il gioco le mette in crisi poiché fa scoprire delle dinamiche personali che però non portano ad un nulla di fatto. I personaggi non hanno una vera evoluzione e i conflitti derivanti dalla presenza demoniaca vengono risolti in un nonnulla. In sostanza: una storia pretestuosa e presuntuosa. Presenta numerosi sottotesti che però vengono sviluppati in malo modo e che aumentano la mole di carne sul fuoco; fanno distogliere lo sguardo dalla presenza demoniaca che è il vero spunto interessante della storia.

Un’altra cosa negativa è dovuta alla costruzione registica della narrazione. Non si tratta di un vero horror, non ci sono scene di paura ma è principalmente un film thriller con una presenza demoniaca.  Ebbene, la costruzione della suspense è pressoché inesistente, non è dosata e non c’è una vera progressione per arrivare al punto clou. Manca la tensione e questo alla fine priva il film di mordente.

Obbligo o verità è un film con un’ottima idea di partenza ma, complessivamente, è realizzato con superficialità e banalità. È un lungometraggio spuntato, dai personaggi insulsi ed effimeri e privo di qualsiasi elemento di tensione o di intrattenimento. Una sceneggiatura ripetitiva e fragile che rende impaziente lo spettatore con il suo continuo insistere su elementi poco interessanti e incisivi. Né pauroso né divertente, è un film precario e labile, che sbaglia completamente direzione e affossa i costituenti più interessanti. Spesso conta avere l’idea vincente ma, il più delle volte, è più importante prestare maggiore attenzione allo sviluppo e alla resa.

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata