Presente nell’undicesima edizione del Festival del Cine Español di Roma, Perfectos Desconocidos è il remake dell’omonimo film italiano Perfetti Sconosciuti (2016) diretto da Paolo Genovese. Al di là della trama e dei dialoghi riportati quasi fedelmente, l’adattamento di Álex de la Iglesia pone l’accento su aspetti che nella versione nazionale erano marginali, se non completamente ininfluenti. Da questo punto di vista, quindi, Perfectos Desconocidos può essere considerato un film nuovo, nel genere e nelle scelte registiche, nonostante mantenga costanti le tematiche di base.

Cinque amici si riuniscono per una cena in compagnia durante un’eclissi; nel corso della serata decideranno di fare un gioco: mettere i cellulari al centro del tavolo e rispondere pubblicamente ai messaggi e alle chiamate che arriveranno. Come si evince da questa breve sinossi, la trama di Perfectos Desconocidos è la medesima della versione nazionale che, grazie alla maestria del regista e degli attori, è riuscita a incassare oltre diciassette milioni di euro al botteghino, diventando il secondo film più visto nella storia del cinema italiano.

Ad avvalorare la somiglianza tra i due prodotti, c’è sicuramente la scelta della location, del cast e dei dialoghi. Infatti, la casa in cui viene ambientata la vicenda è molto simile a quella originale e gli attori sono stati selezionati in modo da rispecchiare le fisicità dei protagonisti italiani. Tra questi è possibile ritrovare anche alcuni volti noti al pubblico nazionale, come Dafne Fernandez che ha interpretato Marta Ramon in Paso Adelante (2002 – 2005), Belén Rueda protagonista del film premio Oscar, Mare Dentro (2004), Juana Acosta Restrepo nota per le serie televisive Velvet (2014) e La Dama Velata (2015) e Eduardo Noriega che ha interpretato Perducas nella trasposizione cinematografica de La Bella e La Bestia (2014) di Christophe Gans. Corrispettivi spagnoli degli attori Alba Rohrwacher, Kasia Smutniak, Anna Foglietta e Edoardo Leo, per alcuni di questi protagonisti sono stati tradotti anche i nomi, come nel caso di Bianca diventata Blanca. Oltre a questo trasferimento, anche i dialoghi sono rimasti intoccati, tranne per qualche lieve modifica che li ha adatti alle vicende. Per esempio, la conversazione famosa sulla supremazia di coppia, che avviene tra Rocco (Marco Giallini) ed Eva (Kasia Smutniak) e che nasce dalle loro consapevolezze, nella versione spagnola viene trasformata nel suggerimento dello psicoterapeuta di Alfonso (Eduard Fernández) e diviene la frase motrice di un’importante decisione finale.

Come già anticipato, infatti, ci sono notevoli differenze tra la versione spagnola e il nostro Perfetti Sconosciuti, divergenze in grado di rendere la prima versione un film nuovo rispetto alla pellicola d’origine. Benché la tematica di base sia rimasta intoccata, durante il corso del film subentra un nuovo tema: il sovrannaturale. L’eclissi di luna che, nella versione italiana, è solo un pretesto per ambientare le vicende, nella controparte spagnola è il motore che scatena gli eventi. La gigantesca luna rosso sangue che fa da sfondo alle vicende dei cinque amici è la causa degli episodi di violenza immotivata e delle situazioni paranormali che si verificano durante la cena. Questa scelta ha provocato indubbiamente un cambio di registro del film e a comportato nuove reazioni ai fatti e un nuovo epilogo. In sostanza, la pellicola è passata dall’essere un’opera drammatica e profondamente realistica, ad essere un film con una forte componente comica e oscura.

Complessivamente, Perfectos Desconiscitos può essere considerato un prodotto originale sotto diversi aspetti. Un primo punto riguarda la tematica della tecnologia. A differenza della versione italiana dove questa è vista come una “scatola nera” in grado di rivelare al mondo i segreti più oscuri, nella trasposizione spagnola questo tema diviene la conseguenza di una situazione sovrannaturale e paradossale, eliminata la quale niente dovrebbe accadere. Un secondo aspetto riguarda le reazioni. La rabbia esplosiva e gli episodi di violenza che caratterizzano questa pellicola, infatti, la avvicinano a prodotti molto più melodrammatici rispetto al Perfetti Sconosciuti di Genovese. Indubbiamente, queste due scelte sono state determinate anche dalle abitudini registiche di Álex de la Iglesia, che è noto soprattutto per i suoi film grotteschi in grado di unire lo humour nero con le situazioni paradossali. Nonostante le decisioni stilistiche, l’opera risulta godibile in tutte le sue parti ma, l’importanza data ad alcuni aspetti piuttosto che ad altri, ha portato alla mancanza di una riflessione finale, un punto centrale nella pellicola nostrana.

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